Miti emblemi spie. Morfologia e storia (2014) by Carlo Ginzburg

Miti emblemi spie. Morfologia e storia (2014) by Carlo Ginzburg

autore:Carlo Ginzburg [Ginzburg, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi


4. Marcello Marciano, Pompe funebri, Napoli 1666, particolare della figura di fronte a p. 102.

5. Anselme de Boot, Symbola varia, Amsterdam 1686, p. 292.

6. Florentius Schoonhovius, Emblemata, Gouda 1618, p. 9.

Ciò a cui Schoonhovius alludeva era diventato in quel momento un problema scottante. Nel 1618 le discussioni religiose erano giunte, nella repubblica olandese, a una svolta decisiva. I seguaci della rigida dottrina calvinista della predestinazione incontravano un’opposizione crescente da parte dei piú miti seguaci di Arminio. Questa discussione teologica aveva cospicue implicazioni politiche, giacché gli arminiani, che erano in minoranza, erano fautori della tolleranza religiosa. Per questo motivo appoggiarono uomini come Oldenbarnevelt che volevano opporsi al potere politico dei ministri calvinisti39. Per risolvere tutta la faccenda fu convocato un sinodo a Dordrecht. Proprio in quel momento Schoonhovius decise di pubblicare la sua raccolta di emblemi, come un invito alla pace religiosa.

Sia la caduta di Icaro come simbolo dei teologi curiosi, sia il motto «noli altum sapere», circolavano largamente in questi gruppi religiosi olandesi. Nel febbraio 1618 il cognato del console di Haarlem scrisse una lettera che condannava aspramente i folli teologi che, simili a Icaro, cadono miseramente per aver osato volare troppo in alto, verso mete proibite. Qualche anno prima, il grande filologo classico Casaubon aveva scritto al personaggio piú rappresentativo dei gruppi arminiani, Grozio, osservando che sarebbe stato utile all’intera cristianità, e in particolare agli arminiani, se si fosse posto un freno a quei teologi curiosi che cercano (aggiungeva, riecheggiando ovviamente la Lettera ai Romani 12.3) di sapere piú di quanto dovrebbero, «sapientes supra id quod oportet sapere»40.

L’emblema di Schoonhovius faceva vibrare perciò una nota già familiare. Il suo contesto, però, era in un certo senso nuovo. Se guardiamo la prima pagina del volume di Schoonhovius vediamo prima di tutto, di fronte alla prima pagina del testo, un ritratto del giovane autore, incorniciato dalle parole «sapere aude» (fig. 7). Subito dopo, tre emblemi: «nosce te ipsum» (conosci te stesso); «sapiens supra fortunam» (il saggio non può essere sconfitto dalla sorte); e il già visto «altum sapere pericolosum». La serie era imperniata sul tema della conoscenza, con evidenti sottintesi stoici. Il significato del primo motto, tuttavia, contrastava nettamente con l’ultimo, «altum sapere periculosum».

«Sapere aude» è tratto dall’epistola a Lollio di Orazio41. Il suo significato letterale è «sii savio». Orazio rivolge queste parole a uno sciocco che esita a varcare un fiume perché aspetta che l’acqua smetta di scorrere. Il passo era in origine connesso col buon senso, non con la conoscenza. Ma è facile capire che il significato delle parole di Orazio nella raccolta di emblemi di Schoonhovius era diverso. Anche qui «sapere» era slittato da un ambito morale a un ambito intellettuale, sotto l’attrazione del motto contiguo «altum sapere periculosum»42. Il risultato era una sorta di equilibrio instabile: «è pericoloso conoscere ciò che sta in alto» ma «osa conoscere».

Per intendere pienamente il significato di quest’ultima esortazione bisogna ricordare che in questo periodo gli intellettuali europei si sentivano sempre piú parte di una cosmopolitica respublica literatorum, una repubblica di intellettuali43.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.